martedì 23 ottobre 2007

sabato 10 novembre

Sabato 10 novembre a Firenze, presso la sala blu dell'Educatorio del Fuligno, si svolgerà un incontro dove con un gruppo di persone proveremo a dare un contributo sul rapporto fra web2.0 e le reti civiche.
Perché abbiamo deciso di pubblicare queste pagine per preparare l’incontro del 10 novembre su blogspot invece che sulla rete civica del Comune di Firenze?
Perché tutto sommato, è iniziato tutto qui, 7 anni, quando blogger con la sua piattaforma piattaforma ha reso il web a disposizione di tutti.
Non che prima ci fosse il vuote, la rete esisteva, c’erano le mailing list, c’erano i forum, c’era usenet, prima ancora c’erano le bbs. Poi c’erano i siti personali con curriculum vitae e foto di gatti, come c’erano siti di associazioni che sembrano manifesti ci carta visibili da un video.
Dopo blogger invece è cambiato tutto.
Da allora si sono susseguiti altri strumenti di successo planetario come flickr e youtube, altri che sono scomparsi nel giro di un giorno ed altri che si stanno affermando come twitter. In questo momento qualcuno sta pensando/sviluppando strumenti, che come quelli già lanciati, che potranno avere successo o scomparire velocemente.
Quello che è certo è che questi strumenti, quando lasciano il segno modificano il modo di costruire la Rete e le sue forme di relazione.
Da questa fase sembrano rimaste immuni le istituzioni pubbliche. Certamente le istituzioni hanno dei doveri riguardo i contenuti. D’altro canto però un amministrazione pubblica ha il dovere di cercare di relazionarsi con i cittadini che amministra e quindi deve interrogarsi e individuare forme di relazione valide.
Proveremo ad individuale insieme nella discussione che faremo il 10 novembre. Insieme a chi la rete la costruisce da anni.
L’evento è aperto a tutti ed è altrettanto aperto al contributo di tutti, del resto non possiamo lasciare al web2.0, l’esclusività della relazione.

3 commenti:

Nove da Firenze ha detto...

Rinnovare Internet in Toscana in una nuova relazione tra pubblica amministrazione e società civile



di Nicola Novelli, presidente di Comunicazione Democratica



Il 70% della navigazione internet è intermediato dai motori di ricerca, il 20% da link tra siti e solo il 10% è frutto della richiesta diretta degli utenti attraverso la digitazione sulla tastiera. Ma il dato da sottolineare è che il 90% del 70% degli accessi generati dai motori di ricerca è riferibile esclusivamente a www.google.com, che genera di fatto 3/5 dei flussi on line.

Questi sono i dati desumibili dalle statistiche di www.nove.firenze.it. Non credo si giunga a conclusioni diverse analizzando i dati di altri siti italiani.

Internet si affaccia alla maturità regalando la posizione di quasi monopolio ad un unico operatore. E' il premio per le straordinarie innovazioni che Google ha introdotto in questi anni, organizzando miliardi di informazioni digitali disponibili in maniera più accessibile, organica e democratica.

Sino ad oggi.

Non c'è garanzia che la tendenza progressiva dispiegata sinora prosegua anche in futuro, se non le parole rassicuranti dei due fondatori, Larry Page e Sergey Brin.

Sarebbe opportuno sviluppare a tutti i livelli una riflessione sul processo che condurrà la rete a gestire parole, idee e comunicazioni nella prospettiva del web semantico. Soprattutto per quanto riguarda la conoscenza che, legata al territorio, genera quel concetto sociale che noi identifichiamo con il termine Cultura.

E' il caso della città di Firenze e del suo plurisecolare patrimonio.

Man mano che cresce l'utilizzo quotidiano di internet, nel lavoro, nella formazione, nella vita privata, diventa imprescindibile ricevere risposte appropriate e pertinenti dai motori di ricerca. Ma il problema non può essere risolto soltanto dall'informatica, senza un'assunzione di responsabilità culturale. Potrebbe essere utile chiarire la questione con alcuni esempi divertenti.

Per intendersi chi garantirà che in futuro le informazioni ricercate sulla chiave "Firenze" non conducano al sito di un quotidiano on line? O che gli utenti alla ricerca della Pittura fiorentina non si imbattano in una fabbrica di vernici? E che non si confonda per sbaglio, o per astuzia, il Rinascimento con una metafora cara alle sette religiose? E la famiglia Medici per i "medici di famiglia", il Palazzo e il Ponte Vecchio per edifici pericolanti, Giotto per un marchio di pennarelli, il Parco delle Cascine per la resede di un giardino pubblico, o la Villa di Castello per un elegante fortilizio e così equivocando sulla Cupola del Duomo per la cupola mafiosa e il Campo di Marte per il Monte di Venere!

Tutto ciò fa sorridere, ma ci invita anche a una riflessione. In futuro i Fiorentini saranno depositari e custodi del patrimonio monumentale e artistico cittadino, ma sempre più del patrimonio immateriale, culturale e identitario reperibile on line in forma georeferenziata. Pensiamo a termini come Scagliola, imprescindibilmente legata all'artigianato fiorentino e al suo territorio.

Fondamentale evitare ciò che sta accadendo in ambito alimentare, ove il mercato globalizzato diffonde prodotti apparentemente italiani, ma che di genuino hanno solo le sembianze. Possiamo consentire che accada anche alla cultura che ci identifica da almeno un millennio?

Nel 2003 organizzammo, insieme ad altri soggetti della comunicazione on line, un convegno che celebrava i primi 10 anni di internet a Firenze. Parteciparono giornalisti, operatori culturali, commerciali e del sociale. Gli enti locali si limitarono a patrocinare l'evento.

La nostra intenzione era di sviluppare un dibattito sul ruolo strategico del web e sulla necessità di "fare rete" davvero, abbandonando quella diffidenza campanilisica tipica dei Toscani. La riflessione però non è decollata, forse per la scarsità di risorse dirottabili verso una maggiore consapevolezza da parte di un panorama digitale fatto prevalentemente di volontariato e microimpresa.

Negli anni è maturata in noi la convizione che la riorganizzazione dei contenuti toscani on line non sia possibile senza l'apporto determinante dei principali siti locali, che sono pubblici. Mi riferisco in particolare alla Regione Toscana, alle Università e alle Reti civiche.

Il sito toscano più visitato è la Rete civica di Firenze. E' possibile riorganizzare in forma collaborativa le risorse fiorentine on line prescindendo dalla Rete civica?

Lo spunto per l'apertura di un dibattito ci è offerto proprio dal suo recente rifacimento. Il nuovo sito è unanimemente giudicato più accessibile e gradevole, grazie a un'organizzazione dei contenuti che orienta l'utente verso la struttura dell'Amministrazione comunale, o verso i servizi offerti alla cittadinanza.

Al centro della propria home page la Rete civica fiorentina offre anche una serie di risorse informative sulla città, l'arte, lo spettacolo, il turismo, la sicurezza e la promozione economica. Si tratta di un primo abbozzo della sezione, eppure già suscita la senzazione che non sarà facilmente riempibile senza il contributo della società civile. Può la Rete civica rappresentarsi come la sola porta di accesso a Firenze? Noi crediamo che disponga delle risorse per farlo, ma non ne abbia la titolarità e che meglio sarebbe abbattere al più presto la virtuale "cinta muraria".

Solo un radicale cambiamento di approccio può consentire alla nostra città di migliorare l'autorappresentazione che propone di se on line. Partendo da alcuni assunti elementari:

1) che le risorse informative dei siti pubblici non sono automaticamente di qualità superiore, in quanto di fonte pubblica, rispetto a quelle prodotte dai siti della società civile, perché espressione, tutti, della stessa comunità sociale;

2) che gli utenti on line non cambiano natura quando passano da un sito pubblico ad uno privato, poiché mantengono le stesse esigenze e gli stessi diritti;

3) che lo sviluppo e la distribuzione della conoscenza on line passano attraverso la sua riorganizzazione in forma collaborativa, partecipata e anche dall'affermazione del principio di sussidiarietà tra pubblico e privato;

4) che la parte pubblica può guidare questo grande processo di comunicazione collettiva solo se sa fare a meno della bizzarra mole normativa che sinora frena la sua attività pubblicistica.

Ciò che auspichiamo è che gli operatori della cultura digitale toscana abbiano un approccio più collaborativo e che gli enti locali sappiano svolgere una funzione di programmazione, selezione e organizzazione delle migliori espressioni civili. Per intendersi più scambi di contenuti e di link e più siti pubblici trasformati in portali verticali a sostenere e sfruttare le eccellenze tematiche.

Ciò che non auspichiamo è la concorrenza sugli stessi contenuti tra pubblico e società civile con siti pubblici che spendono risorse per alimentare la ridondanza tematica e siti privati che continuano ad essere realizzati come elementi isolati nel grande mare della rete, tanto da assomigliare a obsoleti CD-rom.

In altre parole proponiamo: a) l'apertura delle Reti pubbliche alla sussidiarietà dei contenuti, là dove non altrimenti gestibili che in cooperazione con la società civile; b) la nascita di luoghi di confronto tematico, magari istituzionalizzati, per consentire un governo partecipativo delle evoluzioni della nostra cultura digitale e on line.

Non guasterebbero prossimamente momenti di dibattito e riflessione su questi argomenti, per sviluppare una maggiore e più condivisa consapevolezza. E' indubbia la necessità di armonizzare la visione delle cose tra i diversi soggetti.

La formazione degli operatori privati è prevalentemente di ambito scientifico. Si tratta della generazione formatasi in ambiente universitario a partire dagli anni '70/'80, che ha potuto giovarsi della primogenitura dell'Internet toscano. Perché uno dei primi nodi italiani della rete è nato a Pisa grazie alla ricerca scientifica legata ai grandi progetti internazionali. Da lì lo sviluppo del web nel comprensorio tra Firenze e il mare.

La classe dirigente toscana ha invece una formazione prevalentmente umanistica e anche dal punto di vista anagrafico è meno alfabetizzata al digitale. E' necessario ricucire subito quella che potrebbe trasformarsi in una pericolosa frattura di linguaggi. Come dire? Facciamo a capirci.

Nove da Firenze ha detto...

Reti Civiche 2.0: transizione di fase verso la Società dei legami deboli

[04/11/07]

di Nicola Novelli, presidente di Comunicazione Democratica

Le reti sono la chiave per comprendere il mondo complesso che ci circonda.

Il web è una rete virtuale dove i nodi sono le pagine che contengono biografie, disegni, libri, notizie, mappe, ricette, video. Se qualcosa può essere digitalizzato è probabile che sia già stato, o stia per essere archiviato in un nodo del web. Per connettere questo universo di conoscenze servono i link, grazie ai quali possiamo muoverci da una pagina all'altra usando il mouse. I link ci permettono di navigare attraverso le informazioni, facendo di questa infinità di documenti una risorsa in cui localizzare risposte alle nostre domande. Non concedere, o rimuovere un link significa far svanire opportunità non quantificabili di individuare informazioni tra loro interconnesse.

I link, o connettori, hanno un grande importanza nella rete sociale. Creano tendenze, diffondono usanze, favoriscono gli affari. Bassi costi di pubblicazione per interconnettersi potenzialmente a centinaia di milioni di individui: ecco la chiave del successo di Internet. Ma per essere letti bisogna essere visibili e nel web una fondamentale misura di visibilità è il numero di link. La probabilità di essere letti è calcolabile dividendo il numero di pagine disponibili on line per il numero di pagine che puntano un link sulla nostra. Ma il modo in cui i link si sviluppano non è casuale, quanto piuttosto l'espressione grafica della cultura relazionale di ciascuno di noi. Nel 90% dei casi i siti internet non hanno più di 10 link dall'esterno, l'80% non più di tre. L'architettura del web è dominata da pochissimi nodi altamente interconnessi e che tengono letteralmente in piedi la rete. Come nella società globalizzata i siti di successo sono quelli disposti a linkare ambienti e livelli sociali diversi, non imprigionabili in un ruolo definito, ma realizzati con un approccio eclettico per accorciare le distanze del sistema.

Internet vive di vita propria, un organismo in evoluzione complessa, un'immensa quantità di elementi separati che formano un sistema nel suo insieme più ricco della somma delle sue parti singole.

Sul web ogni giorno vengono aggiunti nuovi documenti. Anche se la velocità di espansione della rete tenderà a ridursi quando la maggioranza delle informazioni umane sarà pubblicata, per ora non si vedono segni di rallentamento, ne si possono prevedere le tipologie e i formati digitali che saranno immessi in futuro. Tutto è cominciato meno di venti anni fa con la pubblicazione della prima pagina web. Analizzando lo sviluppo della rete su base cronologica è evidente che le pagine più vecchie hanno in genere più possibilità di essere linkate di quelle più nuove. Più sono conosciute e più vengono linkate, più sono reperibili sulla base di un ovvio schema sociale. I siti più importanti sono i motori di ricerca, che con il loro algoritmo cercano di migliorare la ricerca delle soluzioni alle nostre esigenze. Essi impediscono che il web collassi sotto il peso della sua crescente complessità. Ma i motori di ricerca hanno bisogno di link per saltare da un mondo all'altro. I siti che non offrono link all'esterno frenano la ricerca e lo sviluppo organizzativo dei motori di ricerca. Senza link si finisce sempre per costruire isole separate, senza relazione con il resto del mondo. Ogni link è il punto di partenza per esplorare intere regioni on line. Dunque è chiaro che lo sviluppo e l'organizzazione del web non sono semplicemente funzionali alle risorse economiche disponibili, quanto piuttosto un fenomeno di cultura delle relazioni sociali. Non più del 15% delle pagine offrono link a punti di vista discordanti. Meccanismi di frammentazione sociale, o di isolamento politico alterano la topologia della rete segregando l'universo on line. Differenze nella struttura relazionale delle comunità tematiche determinano la qualità della loro accessibilità, una caratteristica che i motori di ricerca non sono in grado, ancora oggi, di compensare. Il 90% delle pagine indicizzate dai mototi hanno infatti almeno 20 link in entrata. Un singolo link ben posizionato può determinare il destino e la posizione di migliaia di pagine, riorganizzando il paesaggio del web. In rete è sicuramente meglio essere alleati che nemici, sulla base dell'assunto che delle relazioni collaborative di un nodo beneficiano gli altri nodi rafforzando interi segmenti della rete.

Parlando del contesto sociale italiano e delle differenti realtà on line di pubblica ammnistrazione, mondo economico e società civile, sarebbe auspicabile l'applicazione di alcuni semplici principi: 1) la crescita di disponibilità di contenuti digitali, 2) la maggiore integrazione tra differenti basi dati nella gestione delle informazioni, 3) l'indicizzazione delle eccellenze contenutistiche, per ridurre l'effetto di ridondanza nella selezione di duplicazioni documentali.

Nove da Firenze ha detto...

Reti Civiche 2.0: transizione di fase verso la Società dei legami deboli

[04/11/07]

di Nicola Novelli, presidente di Comunicazione Democratica

Le reti sono la chiave per comprendere il mondo complesso che ci circonda.

Il web è una rete virtuale dove i nodi sono le pagine che contengono biografie, disegni, libri, notizie, mappe, ricette, video. Se qualcosa può essere digitalizzato è probabile che sia già stato, o stia per essere archiviato in un nodo del web. Per connettere questo universo di conoscenze servono i link, grazie ai quali possiamo muoverci da una pagina all'altra usando il mouse. I link ci permettono di navigare attraverso le informazioni, facendo di questa infinità di documenti una risorsa in cui localizzare risposte alle nostre domande. Non concedere, o rimuovere un link significa far svanire opportunità non quantificabili di individuare informazioni tra loro interconnesse.

I link, o connettori, hanno un grande importanza nella rete sociale. Creano tendenze, diffondono usanze, favoriscono gli affari. Bassi costi di pubblicazione per interconnettersi potenzialmente a centinaia di milioni di individui: ecco la chiave del successo di Internet. Ma per essere letti bisogna essere visibili e nel web una fondamentale misura di visibilità è il numero di link. La probabilità di essere letti è calcolabile dividendo il numero di pagine disponibili on line per il numero di pagine che puntano un link sulla nostra. Ma il modo in cui i link si sviluppano non è casuale, quanto piuttosto l'espressione grafica della cultura relazionale di ciascuno di noi. Nel 90% dei casi i siti internet non hanno più di 10 link dall'esterno, l'80% non più di tre. L'architettura del web è dominata da pochissimi nodi altamente interconnessi e che tengono letteralmente in piedi la rete. Come nella società globalizzata i siti di successo sono quelli disposti a linkare ambienti e livelli sociali diversi, non imprigionabili in un ruolo definito, ma realizzati con un approccio eclettico per accorciare le distanze del sistema.

Internet vive di vita propria, un organismo in evoluzione complessa, un'immensa quantità di elementi separati che formano un sistema nel suo insieme più ricco della somma delle sue parti singole.

Sul web ogni giorno vengono aggiunti nuovi documenti. Anche se la velocità di espansione della rete tenderà a ridursi quando la maggioranza delle informazioni umane sarà pubblicata, per ora non si vedono segni di rallentamento, ne si possono prevedere le tipologie e i formati digitali che saranno immessi in futuro. Tutto è cominciato meno di venti anni fa con la pubblicazione della prima pagina web. Analizzando lo sviluppo della rete su base cronologica è evidente che le pagine più vecchie hanno in genere più possibilità di essere linkate di quelle più nuove. Più sono conosciute e più vengono linkate, più sono reperibili sulla base di un ovvio schema sociale. I siti più importanti sono i motori di ricerca, che con il loro algoritmo cercano di migliorare la ricerca delle soluzioni alle nostre esigenze. Essi impediscono che il web collassi sotto il peso della sua crescente complessità. Ma i motori di ricerca hanno bisogno di link per saltare da un mondo all'altro. I siti che non offrono link all'esterno frenano la ricerca e lo sviluppo organizzativo dei motori di ricerca. Senza link si finisce sempre per costruire isole separate, senza relazione con il resto del mondo. Ogni link è il punto di partenza per esplorare intere regioni on line. Dunque è chiaro che lo sviluppo e l'organizzazione del web non sono semplicemente funzionali alle risorse economiche disponibili, quanto piuttosto un fenomeno di cultura delle relazioni sociali. Non più del 15% delle pagine offrono link a punti di vista discordanti. Meccanismi di frammentazione sociale, o di isolamento politico alterano la topologia della rete segregando l'universo on line. Differenze nella struttura relazionale delle comunità tematiche determinano la qualità della loro accessibilità, una caratteristica che i motori di ricerca non sono in grado, ancora oggi, di compensare. Il 90% delle pagine indicizzate dai mototi hanno infatti almeno 20 link in entrata. Un singolo link ben posizionato può determinare il destino e la posizione di migliaia di pagine, riorganizzando il paesaggio del web. In rete è sicuramente meglio essere alleati che nemici, sulla base dell'assunto che delle relazioni collaborative di un nodo beneficiano gli altri nodi rafforzando interi segmenti della rete.

Parlando del contesto sociale italiano e delle differenti realtà on line di pubblica ammnistrazione, mondo economico e società civile, sarebbe auspicabile l'applicazione di alcuni semplici principi: 1) la crescita di disponibilità di contenuti digitali, 2) la maggiore integrazione tra differenti basi dati nella gestione delle informazioni, 3) l'indicizzazione delle eccellenze contenutistiche, per ridurre l'effetto di ridondanza nella selezione di duplicazioni documentali.